Critica Ivo Gigli racconta... |
La stagione surrealista, che tanta importanza ebbe nel mondo occidentale a partire dagli anni '20 ai giorni nostri si e' rarefatta, anche per l'insorgere di altre tendenze e interessi estetici. tuttavia non e' scomparsa, permane nelle piazze rumorose ed eclettiche dell'arte contemporanea come una presenza troppo importante per essere obliata, anzi essa influenza ancora, ambiguamente e indirettamente,i diversi concettualismi,figuratismi, poverismi, ecc. Gianluca De Grossi e' un artista che sente particolarmente il clima dell'ottica irreale e vi profonde tante energie e talento. I riferimenti iconografici e i sottofondi iconologici nel suo lavoro sono molti; osservando le sue opere a olio e in acrilico si colgono subito interessi culturali "forti" di tipo irrazionale come, naturalmente, l'inconscio, il relativismo spazio-temporale, il mondo onirico e forse anche una tendenziale religiosita'. De Grossi, non solo verbalmente, manifesta pittoricamente l'ossessivita' per un topos ambientale: la stanza; uno spazio che torna scandito su diversi registri, ora chiusa, asfittica, ora aperta irrealmente su spazi stellari, infiniti, facendo ricordare il problematico Escher. E' tutto questo universo osmotico di figure, oggetti, animali e prospettive che riecheggiano la grande lezione di Dali',giunge spesso a interessanti soluzioni informali e decorativistiche. Ma anche un altro topos, la scala, fa la sua irruzione nel panorama fantastico; un simbolo che ci azzarderemmo chiamare della fuga o del desiderio di andare o di scoprire, ma pure, e non ultimo, della trascendenza. Ivo Gigli
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